In questi mesi ognuno di noi ha reagito in maniera diversa al cambiamento della propria quotidianità. I social ci hanno raccontato, con tanta ironia, della ricerca ossessiva del lievito, dell’attenzione spasmodica ai dati, delle domeniche in attesa di discorsi di Giuseppe Conte. Ci siamo attaccati alle piccole cose, a quelle che ci danno forse più sicurezza: fare la pizza, poter leggere i dati ed essere costantemente aggiornati ci danno un senso di tranquillità in un mondo dove la realtà che conoscevamo non esiste più.
E all’interno della nostra RSA le cose non sono andate in maniera tanto diversa. Anzi, le piccole cose hanno assunto ancor più significato.
Per proteggere i nostri anziani abbiamo dovuto sospendere ciò che dava loro un contatto con il mondo esterno e con i loro affetti: le visite. Questo ha provocato emozioni, paure, ansie negli anziani, che si sono attaccati al loro mondo fatto di oggetti del passato, di relazioni con i loro “vicini” di reparto. Quando la signora G. ha dovuto cambiare stanza è stato uno shock; per esigenze sanitarie che lei non comprende, si è vista spostare dal suo piccolo mondo. E perdere la medaglia del suo cane è stato un trauma ancor più grosso.
Capire che la disperazione della signora G. era legata all’insicurezza di non aver più un ricordo del suo passato e cercare di capire come ritrovarla è stata la missione dei nostri educatori; Federica è andata a comprare una medaglia simile a quella descritta, per regalargliela e compensare ciò che era stato perduto.
Federica non ha la bacchetta magica ma, forse, ognuno di noi vorrebbe avere, in questo momento difficile, un piccolo angelo come lei che riporti alla normalità la nostra vita con un piccolo gesto ricco però di significato e affetto.